Con il 17° posto nella prova di Mont Sainte-Anne, per Filippo Colombo si è chiusa una breve stagione di Coppa del mondo. Ma per il biker ticinese non è ancora giunto il momento di appendere la bicicletta al chiodo invernale. Perché se il calendario delle gare più importanti ha esaurito il suo programma, rimangono molte competizioni minori e tuttavia importanti, soprattutto per un atleta costretto a perdere gran parte della stagione a causa di un brutto infortunio. Domenica, infatti, Colombo sarà in gara nella Japan Mtb Cup, a Shizuoka, mentre settimana scorsa, al rientro dalla Coppa del mondo in Canada, aveva preso parte a due competizioni in Grecia… «Sono blocchi di corse che vengono raggruppati in due settimane, una all’inizio, l’altra alla fine dell’anno, in modo da renderle più attrattive e attirare qualche nome interessante. La prima delle due prove l’ho vinta, la seconda l’ho persa con più calma, in quanto non stavo benissimo di salute. Come quella di domenica in Giappone, le prove greche le ho disputate con lo scopo principale di raggranellare punti in vista della prossima stagione». Perché sono i punti a stilare la graduatoria che permette di prendere parte alle short-track del venerdì (i migliori 40), in base alle quali viene poi stilata la griglia di partenza della domenica. E nelle due prove di Coppa del mondo disputate, Colombo ha pagato a caro prezzo la lunga assenza e ha dovuto partire dalle retrovie, con un ovvio dispendio di energie per rimontare posizione su posizione.
‘I momenti più difficili della carriera’
Dopo la frattura al bacino che nel 2021 gli aveva condizionato la stagione, permettendogli comunque di prendere parte alle Olimpiadi di Tokyo, pur se con ambizioni limitate, il 2023 è stato caratterizzato da un infortunio ancora più grave, la frattura multipla al gomito sinistro alla Parigi-Roubaix, proprio all’entrata della Foresta dell’Arenberg, frattura che lo ha tenuto a riposo forzato da aprile ad agosto inoltrato… «È stata la stagione con i momenti più difficili della mia carriera. In un primo momento, il fatto di non aver capito quanto l’infortunio fosse realmente grave mi ha aiutato. Tuttavia, dopo un paio di mesi ero ancora ai piedi della scala, senza speranza di tornare presto a competere in mountain bike, per cui tra giugno e luglio mi sono davvero reso conto di quanto mi era successo alla Roubaix. È stato il periodo più difficile da superare, perché fisicamente stavo bene, pedalavo anche con un buon ritmo, ma il braccio non aveva recuperato a sufficienza e non era abbastanza forte per permettermi di gareggiare. Per fortuna non ho mai mollato e nella seconda parte di stagione sono riuscito a prendere parte alle ultime tre prove di Coppa del mondo, ottenendo pure buoni risultati, ciò che mi ha fatto capire di avere ancora una buona gamba. Un segnale importante in vista della prossima stagione».
A Snowshoe è arrivato un incredibile nono posto dopo essere partito oltre la sessantesima posizione, mentre a Mont Sainte-Anne ha chiuso come detto al 17° rango. Due risultati che il ticinese vive con sentimenti contrastanti… «Da un lato è ovvio che non posso non essere soddisfatto, soprattutto alla luce di tutte le vicissitudini avute in stagione; dall’altro però, mi stanno un po’ stretti, in quanto è frustrante partire così indietro e avere un dispendio energetico tanto importante già nei primi giri, solo per raggiungere una posizione che ti permetta di iniziare a fare la tua gara. Sapevo di possedere una buona condizione fisica e volevo a tutti i costi ottenere qualche risultato: negli Stati Uniti è andata bene, in Canada è stato molto più difficile a causa delle condizioni ambientali estreme: partendo lontano dalle posizioni di vertice e con il braccio non ancora al meglio, non è stato possibile fare di più».
‘Nel 2024 niente rischi su strada’
Come ci si ricorderà, Filippo Colombo aveva iniziato il 2023 con la bicicletta su strada, nella squadra Q36.5. Un approccio che, alla luce della caduta alla Roubaix, si è rivelato perdente e che in futuro potrebbe essere rimesso in discussione… «In certi casi occorre essere fatalisti e io lo sono. Tuttavia, è chiaro che nel 2024, con due prove di Coppa del mondo in Brasile nel mese di aprile e la rincorsa a un ticket per le Olimpiadi di Parigi, non prenderò certamente parte alla campagna del Nord, dove di sicuro prendi acqua e, in più, devi fare i conti con un elevato rischio di infortuni. Perché dalle parti del Belgio si corre in modo molto aggressivo ed è necessario assumersi certi rischi. Non che nella mia caduta abbia fatto qualcosa di sbagliato: ero in posizione ottimale e davanti a me è andato per terra anche Van Baarle, vincitore del Roubaix nel 2022 e, quindi, uno che quelle strade sa come domarle. Per cui non ho grandi rimpianti, anche perché fino a quel momento la mia stagione su strada era stata ottima, tutti ne parlavano con toni positivi. È facile giudicare con il senno di poi, ma la verità è che ho avuto l’opportunità di vivere una bella esperienza, di conoscere un nuovo stile di ciclismo. Magari, nel 2025 lo potrò riscoprire».
‘Per Parigi c'è grande concorrenza’
Per la stagione a venire c’è un obiettivo a cinque cerchi che Colombo ha tutta l’intenzione di cogliere al volo… «Il 2024 sarà tutto incentrato sulle Olimpiadi di Parigi. So che non sarà facile strappare la qualifica, per cui sono pronto a mutare gli obiettivi a dipendenza dei risultati. Sono già cinque i rossocrociati che hanno assolto i criteri di qualifica: oltre a Schurter ci sono anche Flückiger, Guerrini, Litscher e Forster. E i posti a disposizione saranno soltanto due – uno se si considera Schurter già sicuro –. Swiss Cycling dovrà giocoforza imporre una deadline, probabilmente dopo la prova di Coppa del mondo a Nove Mesto, in maggio. Sarà la prima della stagione su suolo europeo, ma in precedenza ne avremo già corse altre due in Brasile. Tutti vorranno arrivare in Sudamerica al top della condizione, per cui risulterà molto importante la preparazione invernale. Che rimarrà sostanzialmente invariata rispetto al solito, con però un possibile anticipo dello stage in Sudafrica, in modo da migliorare l’acclimatamento al calore e all’umidità che troveremo in Brasile».
Nonostante siano trascorsi sei mesi dalla caduta, il gomito non è perfettamente guarito… «Non è ancora al 100%. A metà novembre dovrò di nuovo andare sotto i ferri per togliere le placche a suo tempo inserite e per fissare un pezzo d’osso non perfettamente consolidato. Dovrebbe trattarsi dell’ultimo intervento chirurgico, dopo di che dovrei ritrovare entro dicembre la massima estensione del braccio e recuperare pure a livello di forza. Insomma, si tratta di un capitolo non del tutto chiuso e fino a gennaio difficilmente potrò tornare in mountain bike, per cui in dicembre mi dedicherò soprattutto alla strada per poter fare chilometri e condizione fisica».