Per la prima volta dal 2009, quando Patrick Calcagni chiuse al 62° posto, sulle strade della Ronde van Vlaanderen, a pedalare ci sarà anche un ticinese. Dopo Marco Vitali, Mauro Gianetti, Pietro Zucconi e, appunto, Patrick Calcagni, domenica toccherà a Filippo Colombo, alla sua prima vera primavera su strada e subito catapultato nella mischia di uno dei cinque Monumenti.
In attesa di iniziare la stagione in mountain bike, il 25enne di Bironico sta accumulando esperienza su strada, in particolare nelle corse del Nord. Nell’ultima settimana, ad esempio, ha preso parte sia all’E3 Classic di Harelbeke, sia all’Attraverso le Fiandre, chiudendo la prima prova al 57° posto a 8’26” dal vincitore Wout van Aert, e la seconda al 60° posto a 3’32” da Christophe Laporte. Entrambe le corse sono considerate una sorta di prova generale in vista del ben più impegnativo Giro delle Fiandre, gare adatte per trovare il ritmo nelle particolari condizioni di corsa delle competizioni belghe…
«Ho potuto rendermi conto, una volta di più, di quanto importante sia l’esperienza su strade strette, piene di curve, con veri e propri muri che ti arrivano in faccia. In Belgio si gareggia in modo particolare, bisogna sapere come muoversi per essere davanti nei momenti importanti della corsa. In caso contrario, rischi di farti tagliare fuori, perché se prendi un muro nella seconda metà del plotone, è molto probabile che in cima ti ritrovi già con diverse centinaia di metri di ritardo sulla testa della corsa e rientrare diventa impresa ardua. Ho capito fin dal primo giorno in cui ho messo piede in Belgio che qui si corre in modo diverso, le gare sono sempre vibranti, il gruppo costantemente in fibrillazione».
E se questa è la realtà di prove di seconda fascia come l’E3 Classic o l’Attraverso le Fiandre, figuriamoci quali possano essere i presupposti per la Ronde, da quelle parti l’evento sportivo più atteso dell’anno. Colombo e i compagni di squadra della Q36.5, a inizio settimana hanno avuto l’opportunità di visionare parte del percorso di 273 chilometri che collega Bruges a Oudenaarde, storica sede d’arrivo del Fiandre…
«Abbiamo percorso i 140 km centrali, i primi 100 sono pianeggianti e non serve visionarli, mentre nel finale si ripetono molti dei muri già affrontati in precedenza, per cui il segmento più interessante da imparare è proprio quello centrale. Sono strade che occorrerebbe conoscere a menadito, ma purtroppo non posso vantare una tale esperienza. Ciò nonostante, proverò a fare del mio meglio per dare una mano alla squadra e raggiungere il traguardo. Per quanto riguarda i muri, abbiamo affrontato i più famosi, a partire dal Vecchio Kwaremont, il più lungo (2’000 metri), ma non il più difficile (pendenza media del 4,4%). Il Koppenberg, per contro, è quello che presenta la pendenza media maggiore (9,7%), unitamente al Paterberg. In particolare quando il fondo stradale è lastricato a pavé, a volte diventa difficile controllare la bicicletta. Quando siamo andati in ricognizione, le carreggiate erano bagnate e a un certo punto la ruota posteriore non faceva più presa e slittava. Sono situazioni che in gara ti possono mettere in grossa difficoltà, ma che io cerco di gestire il meglio possibile anche grazie alle doti da biker. Tra l’altro, tutta la prova si svolge in un fazzoletto di terra, con strade che si intersecano l’una con l’altra: una sorta di gimcana nella quale si respira davvero la storia del ciclismo».
Il primo Monumento è sempre qualcosa di speciale, non fosse altro che per il chilometraggio inusuale… «Ovviamente, sento una certa pressione in vista della gara di domenica. Tra l’altro, non ho mai disputato una prova di 273 chilometri, per cui non so come reagirà il mio fisico. So di avere nelle gambe la possibilità di gareggiare a buon livello per cinque ore e mezza, tuttavia gli ultimi chilometri rimangono un’incognita. Ho disputato allenamenti superiori ai 200 km, ma pedalare in competizione comporta un dispendio energetico, anche a livello mentale, decisamente diverso. Bisognerà capire cosa succederà dopo i 200 km, quella barriera che fa da spartiacque tra una corsa “normale” e un Monumento, una barriera oltre la quale sono in molti ad andare in crisi».
Portato a termine il Fiandre, Filippo Colombo tornerà qualche giorno in Ticino, prima di partire alla volta della Francia per la Parigi-Roubaix, dopo la quale cambierà tipologia di bicicletta, tornerà alle ruote larghe e a prepararsi per la stagione di Coppa del mondo di mountain bike.
Se per Filippo Colombo quello di domenica sarà l’esordio sulle strade della Ronde, per Stefan Küng si tratterà invece della settima partecipazione. Il turgoviese, che incentra la prima parte di stagione proprio sulle classiche fiamminghe e sulla Roubaix, proverà a migliorare l’eccellente quinto posto di un anno fa, battuto soltanto da Van der Poel, Van Baarle, Madouas e Pogacar. Il capitano della Groupama è in forma, come conferma il sesto posto nell’E3 Classic, per quanto domenica scorsa alla Wevelgem abbia patito il meteo da tregenda, lui che in passato sotto pioggia battente e freddo aveva vinto due tappe al Romandia e il bronzo ai Mondiali su strada nello Yorkshire. Per la vittoria dovrà guardarsi innanzitutto da soliti noti: Mathieu van der Poel, vincitore nel 2020 e 2021, Tadej Pogacar (4° un anno fa), Christophe Laporte (vincitore di Gand-Wevelgem e Attraverso le Fiandre, ma al servizio del suo capitano alla Jumbo) e Wout van Aert, tra i dominatori delle corse di un giorno, ma che con i Monumenti non ha mai avuto un gran feeling (2° alla Ronde 2020 e un solo successo, quello della Sanremo 2020). Da tenere d’occhio anche Tiesj Benoot (ma alla Jumbo sarà chiuso da Van Aert e Laporte). Outsider pure Sören Andersen, Valentin Madouas, Jasper Stuyven e Mads Pedersen. Non ci saranno, per contro, l’elvetico Stefan Bissegger (caduto all’Attraverso le Fiandre con frattura di un polso) e Dylan van Baarle (2° un anno fa).